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Agli A.S. delle Comunità della Regione Sicilia

NON AVRETE IL MIO ODIO

Come possiamo pensare o immaginare di poter rispondere al male con il bene, di disarmare la vendetta con il perdono, l'odio con l'amore? Il Vangelo ci chiede di porgere l'altra guancia, ma questo non significa assumere un atteggiamento passivo e di sottomissione, non significa: “lasciati offendere”, “lasciati colpire ancora”, come erroneamente si crede. “Porgi l’altra guancia” significa “sabota il sistema”, “fai in modo di interrompere il sistema, di costringerlo a ripiegare”. Uno schiavo, ai tempi di Gesù, veniva colpito in volto dal suo padrone con il dorso della mano, perché quest’ultimo non avesse a sporcarsi le mani. La guancia colpita era dunque la guancia destra, tranne nel caso in cui il padrone non fosse stato mancino. “Porgere l’altra guancia”, cioè la sinistra, a quel tempo significava costringere il padrone a colpire con il palmo della mano e, quindi, a “sporcarsi” le mani, cosa che un pio israelita benestante non avrebbe mai fatto. Quindi il voltare il viso dall’altra parte per porgere la guancia opposta era un modo per impedire al padrone di colpire ancora, per interrompere il sistema, per costringere il potente a fermarsi.
Oggi siamo chiamati, come cristiani, a fare questo: impedire al male di prendere il sopravvento.
E non con la violenza che incattivisce ancora di più gli animi, ma attraverso quei piccoli gesti quotidiani che hanno in sé la forza di sabotare le azioni perverse dei violenti, assumendoci la responsabilità, il rischio di essere diversi, sovversivi, rivoluzionari nell'amore. Il nostro è un Dio pericoloso, capace di disinnescare la spirale della vendetta, perdonando i suoi carnefici a prescindere che si rendano conto del male fatto; è uno capace di sabotare, di far
saltare i piani del violento, offrendosi a lui completamente disarmato e con le braccia spalancate.
Eccolo il rischio di amare sul serio. Il cristianesimo infatti è una religione pericolosa, seria, non è una religione di battuti e sottomessi, di umiliati che non reagiscono. Come non lo era affatto Gesù, che, colpito, reagisce chiedendo ragione dello schiaffo (Gv 18,22). E lo vediamo indignarsi, e quante volte, per un'ingiustizia, per un bambino scacciato, per il tempio fatto mercato, per il cuore di pietra dei pii e dei devoti. Non passività, dunque, non sottomissione
debole. Quello che Gesù propone è una presa di posizione coraggiosa: fai tu il primo passo, cercando spiegazioni, disarmando la vendetta, ricominciando, rammendando tenacemente il tessuto continuamente lacerato dalla violenza. Credendo all'incredibile: amate i vostri nemici. Gesù intende eliminare il concetto stesso di nemico. «Amatevi, altrimenti vi distruggerete.
È tutto qui il Vangelo» (D.M. Turoldo). Violenza produce violenza, in una catena infinita. Tu scegli di spezzarla. Di non replicare sugli altri ciò che hai subito, di non far proliferare il male. È così che farai autenticamente Pasqua, cioè passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita. Allora sarai perfetto come il Padre... non "quanto", perchè una misura così impossibile ci schiaccerebbe; ma "come" il Padre, con il suo stile fatto di tenerezza,
di combattiva, ostinata tenerezza.

Orazio, Salvatore e Don Giuseppe.